Uh (11-10-2020)

Tre settimane fa ero in sala operatoria. Due settimane fa entravo di corsa in ospedale ululando dal dolore e coi piedi fuori dal finestrino di un taxi. Dieci giorni fa passeggiavo in casa con il catetere appeso.


Oggi ho un bel sorriso. Tutto mio. Sono andato a surfare, c’erano le onde e pure grosse. Dopo 20 minuti in acqua mi girava la testa dallo sforzo. Sono uscito e ho bevuto the caldo e miele che avevo nel thermos. Mi sono riposato e sono rientrato. Sull’ultima onda mi sono tirato su sulla tavola, per un secondo. Sai cosa pensi in un secondo in precario equilibrio su una tavola? Non “cazzo sto in piedi, che figata”. No, pensi “uh” e poi sei frullato come nella centrifuga della lavatrice.

Ma in quel “uh”, ci sta un mondo. Misurare ancora una volta i propri limiti e nel momento che li hai davanti sei di nuovo vivo. Ecco che è stato questo “uh”. 

E quello che voglio dire, oggi, è che stare seduti su un divano è comodo, ma un’esistenza da spettatore non fa per me. Io la vita la voglio vivere, con grande rispetto. Misurando ciò che posso e non esponendomi a inutili e stupidi rischi. 

Perché ho velleità e sogni grandi, obiettivi da raggiungere. E buttarsi nel mare mosso su una tavola di 7 piedi e 3, oggi, misurando i miei limiti ed evitando i rischi, è stato un gran passo. 

“Uh”

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