Una romantica storia di mare e di antiche mappe (3-8-2020)

Oggi mi sono imbattuto in una storia meravigliosa di cui non avevo mai sentito nulla prima. Una storia di mare, di navigatori, di coraggio e di acume, di antiche civiltà e insegnamenti. È la storia di Tupaia e della sua mappa. 

Tupaia era un polinesiano che nacque giusto 300 anni fa a Raiatea. La sua era una famiglia di nato rango e la sua mente illuminata e acuta, tanto che divenne mediatore del re. Quando il mio idolo James Cook giunse a Tahiti, nel 1769, Tupaia fu incaricato di intrattenere i rapporti e in seguito rimase a bordo della Endeavour come navigatore. E qui inizia la parte eccitante della storia.

Tupaia disegnò e lasciò ai posteri una mappa del Pacifico che apparentemente era piena di errori e incongruenze. Le isole erano disposte in luoghi sbagliati e disegnate anche con forme volutamente non esatte. Non sto qui a raccontare le varie ipotesi del perché, che ci interessano il giusto.

Ma come è possibile che degli esperti navigatori come i polinesiani non conoscessero il loro mare? Leggevano le onde, la loro forma, la fosforescenza del mare. Studiavano la profondità, il colore della base delle nuvole, la posizione delle stelle e della luna. E con queste conoscenze, viaggiarono in tutto il Pacifico, colonizzano le isole e spingendosi sempre più lontano nei mondi sconosciuti.

Semplicemente avevano un diverso modo di vedere (e di pensare) le cose.

Chi era al centro della mappa, non era un’isola di partenza, ma il navigatore stesso. L’uomo è al centro in un punto chiamato Avatea e tutto intorno il suo universo fatto di acqua, onde, vento, correnti, stelle e luna. 

Solo due rotte erano segnate, quella tra Rotuma e Rapa Nui (ben un quinto della circonferenza terrestre) e quella tra Tahiti e le Hawai’i. DI giorno ci si muoveva con il sole, di notte osservando le stelle di cui conoscevano posizione, fasi, stagionalità.

Tupaia divideva l’orizzonte in 32 case da 11,25° di arco (alla fine fa 360°), ognuna abitata da una stella. Dimentichiamo le nostre squadrette e il compasso, la proiezione di Mercatore e tutto quello che conosciamo. Cerchiamo di volare un attimo in questo fantastico mondo, dove tutte le rotte sono orientate rispetto ad Avatea. Dove ci si pone su un’isola a scelta e si tracciano due linee immaginarie, una verso Avatea e l’altra verso l’isola di destinazione.

Lo so, detto così è un gran casino perché noi siamo dei tommasei del cazzo e non crediamo se non tocchiamo e solo quello che vediamo è reale e va bene così. 

Però, e ve lo dico alla fine, sappiate che la differenza di rilevamenti tra le isole presi sulla mappa di Tupaia e su una di Mercatore, ha una differenza minore di 5°.

E tanto basta per farlo idolo assoluto.

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